Il mio nome è stato associato,
per lungo tempo, alla cultura nazifascista, al punto che si è giunti a parlare
del nazismo come di un “esperimento nietzscheano”. Questo è ciò che sostiene,
ad esempio Ernst Nolte, secondo cui “senza taluni aspetti del nietzscheanesimo”
il nazismo “non sarebbe divenuto ciò che fu, più di quanto il movimento operaio
non sarebbe stato ciò che è stato senza il marxismo”. Questa lettura, che ha
trovato la sua espressione emblematica nel libro di Alfred Baumler intitolato
“Nietzsche, il filosofo e la politica” (1931) è stata agevolata dalle
operazioni di mia sorella, Elisabeth, la quale ha contribuito a diffondere la
mia immagine come di un teorico e propugnatore di una palingenesi reazionaria
dell’umanità. Questo è anche quanto
sostiene F. Masini che leggendo i miei testi reputa la deformazione
propagandistica da attribuirsi alle falsificazioni di Elisabeth e agli arbitri
con cui lei insieme a Peter Gast ha pubblicato una parte dei miei frammenti.
Tuttavia, devo riconoscere, che è anche esagerata la tradizione diffusa di una
“sorella maledetta intenta ad aggiungere inni antisemiti o protonazisti al mio
discorso”, come ha notato Maurizio Ferraris. Mia sorella ha certo grosse
responsabilità nel rimaneggiamento dei miei testi. Ma forse alcuni studiosi hanno esagerato nei
suoi confronti, come del resto penso sia eccessivo pretendere di attribuirmi la
“paternità” dell’ideologia nazionalsocialista.

FONTI:
Il nuovo protagonisti e testi della filosofia, Abbagnano, Fornero,
Paravia, 2007 Varese