Sono Wilhelm Friedrich
Nietzsche nato a Röcken il 15 ottobre 1844 in una regione della
Turingia annessa alla Prussia in un periodo di crisi della società prussiana e
dell'idealismo hegeliano. Nel biennio '48-'49 erano fallite in Prussia le rivoluzioni
borghesi. La filosofia che andava per la maggiore era quella pessimistica di
Schopenhauer, da cui anche io mi sentii attratto. Da parte di madre, come da
parte del padre, la mia famiglia era di pastori luterani. Mio padre era lui
stesso pastore ma morì nel 1849. Venni così allevato a Naumburg in un ambiente
femminile, con mia sorella Elisabeth. Studiai a Pforta, poi a Bonn e a
Lipsia,mi dedicai alla filologia anziché alla teologia; già a quell'epoca la
filosofia mi assillava, attraverso la figura di Schopenhauer, pensatore
solitario. Svolsi dei lavori filologici su Teognide, Simonide e
Diogene-Laerzio i quali mi procurano la nomina di professore di filologia
classica all'Università di Basilea. Nel frattempo a Lipsia conobbi Wagner
con il quale sviluppai una grande amicizia. Quelli furono forse i giorni più
belli della mia vita, anche se non trascorsero senza qualche inquietudine, in
quanto spesso avessi l'impressione che Wagner si servisse di me e che si
appropriasse della mia concezione del tragico; altre volte invece ero convinto
di poter portare Wagner a conoscenze che da solo non avrebbe potuto
raggiungere. Grazie al mio professorato sono diventato cittadino
svizzero. Nel 1870 diventai infermiere durante la guerra e in
quest'occasione persi il mio nazionalismo e la simpatia che provavo nei
confronti di Bismark e della Prussia. Da questo momento non accettai più
l'identificazione della cultura con lo stato e non consideravo la vittoria
delle armi come un segno per la cultura. Nacque in me un grande disprezzo
per la Germania e l'incapacità di vivere in mezzo ai
tedeschi. L’abbandono delle vecchie credenze non creò in me un momento di
crisi ciò che fu la causa di esso fu l’ispirazione, la rivelazione di una nuova
idea,come affermai in "Ecce Homo", l'ateismo fu in me naturale e
istintivo, nonostante la mia famiglia. Nel 1871 durante un periodo di
profonda solitudine scrissi il mio primo libro, La nascita della
tragedia. Venne accolto molto male dal mondo accademico, per la prima
volta, rifiutai di considerare l'ellenismo come un mondo di razionalità ed
equilibrio. Infatti secondo me la decadenza della civiltà greca inizia col
prevalere dell'elemento apollineo, cioè col prevalere della scienza
sull'istinto, della metafisica e teologia sulla tragedia e la passione, col
prevalere di Socrate e Platone su Eschilo e Sofocle, che rappresentano
l'elemento dionisiaco. Con le Considerazioni inattuali scrissi
una critica verso la cultura occidentale, razionalista, utilitarista,
repressiva. L'istinto deve secondo me prevalere su morale, commercio, scienza e
tecnica. Nella quarta "Considerazione inattuale" su Wagner esplicitai
le mie riserve su di lui e iniziai il dissidio nonostante la nostra amicizia.
La mia salute cominciò a dare segni di peggioramento, caratterizzato da frequenti mal di testa, disturbi agli occhi e difficoltà di parola; gli
amici si resero conto di questo mio cambiamento, il quale mutò in me in
particolare il carattere. Grazie a Overbeck, il più fedele tra i miei amici,
ottenni nel 1878 da Basilea una pensione. Da questo momento iniziai i miei
viaggi alla ricerca di un clima favorevole e in alloggi modesti,
attraversai la Francia, l'Italia, la Svizzera, accompagnato a volte
da qualche amico fidato. per poter fare tutto cioò mi vidi costretto a lasciare
definitivamente l’università. Il mio ultimo incontro con Wagner ormai divenuto
razionalista avvenne a Sorrento. Sempre nel 1878 inaugurai la mia grande
critica ai valori con l'opera "Umano, troppo umano", e questo fu la
causa di diverse critiche da parte dei miei amici; Wagner non riuscì a
comprendere le mie posizioni, questo causò uno scontro tra di noi. Nel
frattempo le mie condizioni di salute si aggravano.

FONTI:
- www.emsf.rai.it
- www.homolaicus.com
FONTI IMMAGINI:
- www.wikipedia.it
- www.uccroline.it
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