giovedì 6 settembre 2012

CONTRO UNO STORICISMO DOGMATICO



L’eccesso di storia indebolisce le potenzialità creatrici dell’uomo, fino a trasformarsi in una vera e propria malattia. Secondo me, l’uomo del XIX secolo soffre di una “coscienza epigonale”, cioè di imitatore del passato, e pensa che non si dia più alcunché di nuovo sotto il sole. Inoltre, lo storicismo favorisce “l’idolatria del fatto” che fa dell’uomo il risultato di un processo necessario, costretto a “incurvare la schiena e a chinare la testa” dinanzi alla potenza della storia e alla dialettica razionale che la costituisce. L’uomo si sente allora in balia del passato che con i suoi fardelli soffoca “la forza plastica della vita” e finisce per accontentarsi di una sorta di “consumismo della storia”.
“Ancora non è finita la guerra, e già essa è convertita in carta stampata in centomila copie, già viene presentata come nuovissimo stimolante al palato estenuato dei bramosi di storia”.
Nella vita per poter giungere alla felicità è necessaria una certa dose di oblio, necessario anche per poter agire efficacemente nel presente. Tuttavia, ciò non significa che la storia, fondata sulla memoria, sia sempre nociva per la vita.
“Ciò che non è storico e ciò che è storico sono ugualmente necessari per la salute di un individuo, di un popolo e di una civiltà”.



FONTI:
Le parole della filosofia, Sacchetto, Desideri, Petterlini, Loescher
Il nuovo protagonisti e testi della filosofia, Abbagnano, Fornero, Paravia

2 commenti:

  1. Quali sono i tuoi approcci per la storia e che considerazioni si possono fare circa il futuro dell’uomo?

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    1. LE PROSPETTIVE DELLA STORIA
      Nella mia filosofia io considero tre approcci possibili per la storia, tre punti di vista che devono servire all’uomo e alla sua realizzazione nel presente e nel futuro:
      - La prospettiva monumentale
      - La prospettiva antiquaria
      - La prospettiva critica
      La prospettiva monumentale è il riconoscimento di modelli perfetti nel passato da far rivivere nel presente e nel futuro, in un’ideale continuità storica.
      La prospettiva antiquaria o archeologica induce a leggere il presente come segno e prodotto del passato, di una tradizione da conservare, in cui la vita degli uomini è radicata, e da cui essa stessa trae valore. Il limite di ciò è la tendenza a paralizzare la vita, a spegnere ogni entusiasmo per il nuovo.
      La prospettiva critica è un’interpretazione della storia che si deve mantenere autonoma rispetto al passato, per poter rompere con aspetti di debolezza e affermare nel presente e nel futuro valori radicalmente nuovi.
      Queste tre prospettive non devono essere prese in considerazione isolate tra loro: non vanno assolutizzate, ma devono convivere in reciproco rapporto in modo che siano strumento per l’uomo.

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